Nella scrittura abbiamo
l’esempio di “un buon cristiano”, buono perché credeva di esserlo. Non
si può sopravvalutare l’importanza di avere una sobria opinione di se
stesso.
Nei Proverbi, infatti,
abbiamo un consiglio valevole che dice: “ Ti lodi un altro e non la tua
bocca, un estraneo e non le tue labbra”; nel Nuovo Testamento è scritto:
“Se infatti qualcuno pensa di essere qualche cosa, non essendo nulla,
inganna se stesso”.
Quest’ultima condizione,
ossia ingannarsi da se stessi, è veramente orrenda! Pertanto, ahimè,
questa è una caratteristica diffusissima, gli uomini misurandosi e
paragonandosi con se stessi, dimostrano di non avere alcun intendimento.
Per questa ragione l’uomo ha bisogno di incontrare Gesù il Signore
affinché, misurandosi con Lui, può effettivamente considerare se è buono
o meno! Nella scrittura viene raccontato un incontro tra un giovane
ricco, che possiamo definire un “buon cristiano” (in realtà era un buon
ebreo, ossia un religioso) e il Signore Gesù. Nel momento in cui questi
uomini si incontrarono, (il lettore tenga presente che uno dei due è un
peccatore mentre l’altro Uomo è senza peccato), il giovane chiede al
Signore: “Maestro buono, che devo fare di buono per avere la vita
eterna?”.
Il giovane pone al Signore
una domanda legittima, se non addirittura nobile. Tale domanda inizia
con il riconoscere la bontà del Signore rivelando, apparentemente, che
questo giovane è interessato non alle cose presenti, ma a quelle future,
ossia alla vita eterna. A questa domanda, il Signore risponde: “Perché
mi chiami buono?” “Nessuno è buono, se non uno solo, cioè:Dio”.
Inizialmente la risposta del Signore è piuttosto un richiamo, anziché
una risposta alla domanda del giovane. Una verità che risuona sempre,
come una tromba che tuona ed echeggia in una valle circondata di
montagne, è: “Egli conosce ciò che vi è nell’uomo”.
Il Signore proprio perché
ama questo giovane non si lascia condizionare dalle parole che esprime
con la sua bocca. Egli, infatti, non ode soltanto le parole dette, ma
conosce soprattutto quelle non pronunciate che risiedono nell’intimo del
cuore. Quali erano dunque le parole radicate nel cuore di questo
giovane? Che lui credeva di essere buono, e questo trova riscontro nel
fatto che quando il Signore elenca i comandamenti il giovane risponde di
averli osservati fin dalla sua giovinezza. Il giovane ricco chiama il
Signore “buono” perché lui credeva di esserlo e contava sul fatto che il
Signore gli rimandasse il “complimento”. Ma il Signore non si può
beffare e quindi questa apparentemente brusca risposta del Signore mette
il giovane nella giusta “carreggiata”: “Perché mi chiami buono?”
“Nessuno è buono, se non uno solo, cioè:Dio”.
Quando misuriamo noi stessi
con il nostro metro il risultato è più volte compiacente invece il
Signore ricorda al giovane che buono è soltanto Uno. Gesù comunque è
buono ma la lezione che desiderava comunicare a questo giovane è chiara!
Il Signore dice ancora:“Ora, se tu vuoi entrare nella vita, osserva i
comandamenti”. Il giovane risponde: “Quali?”. Il giovane conosceva i
comandamenti di Dio ma voleva assicurarsi che quello che stava facendo
fosse “buono”. Gesù risponde: “Non uccidere, non commettere adulterio,
non rubare, non dire falsa testimonianza, onora tuo padre e tua madre e
ama il tuo prossimo come te stesso”. Il giovane dice: “Tutte queste cose
le ho osservate fin dalla mia giovinezza, che mi manca ancora?”. E’
sorprendente la risposta del giovane. Lui infatti avendo adempiuto tutto
ciò che il Signore gli aveva detto non era ancora soddisfatto!: “Che mi
manca ancora?”. Questa condizione rivela il triste stato di chi ha
“fede” nelle proprie opere invece di avere “fede” nell’Iddio che opera!
E questo per il giovane fu motivo di sentirsi mancante, quindi Gesù gli
dice: “Se vuoi essere perfetto, và vendi ciò che hai, dallo ai
poveri e tu avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi”.
Adesso Gesù tocca il suo punto dolente! “Se vuoi essere perfetto”,
oppure se vuoi essere “buono”, “ và vendi ciò che hai”, ovvero non
confidare in te stesso, non fare delle tue ricchezze e delle tue opere
buone il tuo dio. Questo giovane per quanto poteva sembrare che avesse
l’apparenza di essere “buono” aveva infranto il primo comandamento “Non
avrai altri dei davanti a Me”.
In altre parole Gesù dice al
giovane: “rimuovi dal tuo cuore ogni idolo, tutto ciò in cui confidi”.
La fede è certezza di cose che si sperano. Quando l’uomo spera nelle
cose di questo mondo e nelle sue opere quale certezza può avere? Il suo
grido è sempre: “Che mi manca ancora?” Soltanto chi spera in Gesù Cristo
avrà la certezza nel suo cuore! Il giovane doveva eliminare ogni falsa
speranza e sperare solo in Dio. Gesù dice: “poi vieni e seguimi” . Con
questo Gesù voleva dire Io ti sosterrò, Io sarò la tua giustizia e la
tua gloria, vivi secondo il Mio esempio. In altre parole Gesù dice:
“vieni e fai vedere per mezzo della tua vita le opere che Dio ha fatto
in te e quelle che farà per mezzo di te!” Purtroppo, a questo invito, il
giovane: “udito questo parlare, se ne andò rattristato, perché aveva
molte ricchezze”. Ahimè! Quanto è difficile per gli uomini lasciare le
cose in cui hanno posto la loro fiducia ed avere fede in Dio, ma grazie
a Dio questo non è impossibile!
“Or
senza fede è impossibile piacerGli”
Ross Carrozza
|