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di Michele Chietera
 

Il periodo natalizio è meraviglioso. Lo splendore delle luci che si ammirano per la strada sembra voler infondere nei cuori la sua effimera felicità. I dolci suoni che siamo abituati ad ascoltare sembrano rammentarci di essere più bravi, con un consiglio del tipo "mi raccomando, non fare arrivare il prossimo natale prima di avere mezza intenzione di compiere una buona azione". C’è chi dice che farebbe bene quest’aria di festa tutto l’anno. Può darsi che sia vero, ma sicuramente non al nostro portafoglio, e neanche alle coronarie più sensibili.
 

Infatti quando arriva il momento natalizio, l’ansia cresce perché sia tutto pronto per il cenone. Il capitone è pulito. La spesa è fatta. I regali comprati. I vestiti nuovi da sfoggiare anche. Il profumo abbonda. Non manca niente. Tutto è pronto per la mezzanotte, stappare e continuare a festeggiare. AUGURI, AUGURI, si dicono due persone che si guardavano con odio fino alla mano di poker risalente a cinque minuti prima.

AUGURI, AUGURI, dice un figlio ad una madre che sa che non gli riparlerà fino a natale prossimo. AUGURI, AUGURI, pensa tra sé e sé un nonnino completamente dimenticato in un ospizio dai figli che "giustamente" gli hanno fatto recapitare un pacco di cioccolatini. AUGURI, tutti si scambiano gli auguri, auguri di…forse di....mah, un augurio molto generico senza precisazioni, fondato un po’ sul nulla. È tutto così meraviglioso.
 

Ah dimenticavo, c’è una piccola minoranza che dice che il natale sia l’anniversario della nascita di Gesù Cristo. E quasi tutti assecondano questa ipotesi, solo che non ha molta importanza il motivo per cui si debba festeggiare, l’importante è farlo. E tra l’altro tutti sanno che anche l’impero romano festeggiava il natale. Anche gli antichi persiani, i babilonesi, i greci, i celti. I babilonesi festeggiavano la nascita di Tammuz, il figlio promesso di Baal, che doveva divenire il salvatore del mondo.

 


             
 

I romani festeggiavano la nascita del figlio del dio sole, Mithras, e i festeggiamenti erano preceduti dalle festività Saturnali, per propiziare un buon anno agricolo, ed era consueto per loro addobbare la casa con l’albero e altre piante come il vischio. Toh! Ma guarda un po’, anche loro lo facevano. La tradizione dell’albero di natale infatti non è ascrivibile ai nostri tempi ma trae origine da svariate feste e tradizioni: nell’impero romano gli appena menzionati Saturnali duravano dal 19 al 25 dicembre circa, ed erano celebrazioni in onore del dio dell’agricoltura, Saturno.
 

I popoli Teutonici solevano, durante il periodo del solstizio d’inverno, portare un abete in casa e bruciarne il ceppo: il ceppo avrebbe dovuto bruciare per 12 giorni consecutivi (fino all’odierna epifania), e dal modo in cui il ceppo bruciasse, essi leggevano il futuro. Ancora oggi in molte parti d’europa (in Italia con la tradizione del ciocco o ceppo di natale diffusa in Umbria), è usuale bruciare un ceppo di quercia e conservarne le ceneri perché portino fortuna. Anche il vischio ha origini remote.

Esso, secondo Plinio, era considerato dai Druidi (i sacerdoti-maghi degli antichi popoli celtici) come l’oggetto più sacro che potesse esistere, insieme all’albero su cui cresceva; questa venerazione era condivisa con popoli germanici ed addirittura africani.


Anche il vischio ha origini remote. Esso, secondo Plinio, era considerato dai Druidi (i sacerdoti-maghi degli antichi popoli celtici) come l’oggetto più sacro che potesse esistere, insieme all’albero su cui cresceva; questa venerazione era condivisa con popoli germanici ed addirittura africani.

Ovviamente il cristianesimo ha pensato bene di accaparrarsi questi legami con la mitologia e l’esoterismo pagano e di rivestirli con un apparente velo di luci e festa. Niente è cambiato dai celti a stonehenge, ai babilonesi con tammuz il figlio di baal, ai romani con mithras il dio sole, fino ai moderni con un Gesù bambino poco rassomigliante alla realtà.
 

Ma quando è giunto il natale così come noi lo conosciamo?
 


Sembra vedere il suo principio sul finire del IV secolo, proprio con l’affermarsi del cristianesimo come religione dell’impero.

Durante gli ultimi periodi della storia romana, l’adorazione del sole acquistava sempre più importanza, tanto che essa è stata definita con un po’ d’azzardo "monoteismo solare". Quasi tutti gli dei possedevano qualità solari o avevano una qualche parentela con il sole, e sia a CRISTO che a mihtras (per la religione romana il figlio del sole) furono attribuite caratteristiche di deità solare. Dal IV secolo in poi grazie all’opera politico-religiosa degli astuti imperatori pseudocristiani (a partire da Costantino nel IV sec. d. C.), il periodo del solstizio invernale vide scemare i festeggiamenti dedicati al "dio sole invincibile"(deus sol invicti) in favore di quelli per il nuovo sole Gesù Cristo. Proprio come diceva sant’Ambrogio in mezzo al quarto secolo ,"Cristo è il nostro nuovo sole", così il natale veniva alla luce come la continuazione della celebrazione di una nuova divinità solare. Da mitra a Cristo non c’è stata soluzione di continuità, ma solo un passaggio per convenienze politiche, dell’esteriorità della festa.

E da allora abbiamo preso le tradizioni pagane, le abbiamo tinte di bianco, e ci abbiamo messo vicino un simpatico signore vestito di rosso con una barba molto folta e un sorriso caldo e rassicurante che fa regali a tutti e continua a ripetere: oh oh! E ci crogioliamo in tutto ciò pensando che in fin dei conti siamo brava gente, e che ogni tanto ci vuole un po’ d’aria di festa.
E si va avanti in questa maniera: festa, festa e ancora festa. Non importa chi stiamo adorando o per chi brindiamo, l’importante è festeggiare.


Forse tutto ciò è simile ad un grande autoinganno, probabilmente la montatura creata attorno al natale è veramente eccessiva anche per i più cocciuti. Forse occorrerebbe realizzare che la venuta di Gesù è qualcosa di differente da quello che ci hanno fatto credere, qualcosa che rende la vita una continua gioia, che può ogni giorno, indipendentemente dalle colorate luci elettriche per strada, o dagli alberi addobbati in casa, portare vera vita e vera festa. Ma forse questo significherebbe rinnegare questo natale così tanto frivolo quanto superficiale.


E allora MERRY….....scegliete voi cosa.