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Newsletter 06-2013
 

Ubbidienza

 Ross Carrozza

 La parola “ubbidienza” oggigiorno è quasi “blasfema”. Il pensiero di libertà e di indipendenza favorisce l’opinione negativa di tale concetto, ma quest’ultimo è, invece,  di fondamentale importanza per chi professa di conoscere Dio. L’ubbidienza, in parole semplici, significa: “Fare la volontà di un altro”. Nel caso del credente “un altro” è Dio. Dal principio, vale a dire dalla creazione, Dio ha richiesto ubbidienza all’uomo. Dopo aver creato ogni cosa, il Signore mise Adamo nel giardino di Eden e gli diede un compito e un comando.

Il comando fu:

“Mangia pure liberamente di ogni albero del giardino; ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare, perché nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai”
(Gen.2:16-17).

Il Signore non chiese altro all’uomo se non l’ubbidienza. Come ben sappiamo Adamo è venuto meno in questo comando e con la disubbidienza di quest’uomo il peccato, insieme alla conseguente morte, si è esteso a tutti gli uomini.

Conseguentemente anche la via all’albero della vita fu chiusa (Gen.3:17-24).

La richiesta di Dio all’uomo è cambiata?

No! Non lo è perché Dio è immutabile.

Infatti, alla fine della Bibbia leggiamo: quando le cose presenti cesseranno e ci saranno la nuova terra e i nuovi cieli, quelli che potranno avere diritto all’albero della vita sono coloro che ubbidiscono.

 Beati coloro che adempiono i suoi comandamenti per aver diritto all’albero della vita, e per entrare per le porte nella città”
(Apoc.22:14).


Dal principio sino alla fine Dio comanda ubbidienza!

Come può l’uomo ubbidire quindi se è già colpevole della disubbidienza? La risposta è in Gesù Cristo il Signore!

“(Gesù Cristo) prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini; e, trovato nell’esteriore simile ad un uomo, abbassò se stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte della croce”
 (Fil.2:7-8).

“Come infatti per la disubbidienza di un solo uomo (Adamo) i molti sono stati costituiti peccatori, cosi ancora per l’ubbidienza di uno solo (Gesù Cristo) i molti saranno costituiti giusti”

(Rom.5:19).

Nella maniera in cui la disubbidienza si è estesa a tutti mediante Adamo, così l’ubbidienza di Cristo Gesù si estende a tutti quelli che credono in Lui. La via all’albero della vita che fu chiusa a causa della disubbidienza di un uomo, cioè Adamo è stata riaperta mediante l’ubbidienza di un Uomo, vale a dire Gesù Cristo! La fede in Gesù Cristo o l’affidare la propria vita a Lui, costituisce la giustizia del credente. Tale comportamento svincola il credente dell’ubbidienza?

No, affatto!

“Benché fosse Figlio (Gesù), imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì, e, reso perfetto, divenne autore di salvezza eterna per tutti coloro che gli ubbidiscono”
(Ebr.5:8-9).

Il Signore Gesù imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì, vale a dire, che egli sperimentò appieno ciò che comporta l’ubbidienza. Di conseguenza, questa Sua sofferenza Lo ha reso idoneo per essere l’autore, cioè la causa e la fonte di salvezza di quelli che gli ubbidiscono. Fede, quindi, non è solamente un assenso intellettuale a un credo, ma è un’attiva applicazione dei comandamenti del Signore nella vita quotidiana.

“Chi crede nel Figlio ha vita eterna, ma chi non ubbidisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio dimora su di lui”
(Giov.3:36).

Il Signore non cambia quindi ancora oggi comanda ubbidienza dagli uomini.

L’ubbidienza al Signore non è un’attitudine che si sviluppa progressivamente nella vita del credente, ma deve essere totale e assoluta.

Poiché l’ubbidienza parziale equivale alla disubbidienza. L’esempio che illustra bene questo, è l’esperienza del  re Saul. Il Signore gli aveva comandato di votare tutti gli Amalekiti e tutto ciò che possedevano allo sterminio, invece Saul risparmiò il meglio del bestiame e il re Agag. Dopo la vittoria di Saul sugli Amalekiti giunse il profeta Samuele. Il re accolse Samuele con grande gioia e calore vantandosi di aver “eseguito l’ordine dell’Eterno”. Il profeta invece rimproverò severamente il re poiché egli si “gettò sul bottino facendo ciò che è male agli occhi dell’Eterno”. Il re cercò di giustificare le sue azioni con il pretesto di sacrificare il bestiame risparmiato all’Eterno, però il messaggio da parte di Dio mediante il profeta a Saul  fu:

“Gradisce forse l’Eterno gli olocausti e i sacrifici come l’ubbidire alla voce dell’Eterno? Ecco l’ubbidienza è migliore del sacrificio, e ascoltare attentamente  è  meglio del grasso dei montoni”
(1Sam.15:22)

Sovente l’ubbidienza parziale è motivata da interessi personali. Nel caso di Saul il suo interesse era di essere ben visto e stimato dal popolo. Tale atteggiamento fu per lui un laccio poiché invece di temere Dio, egli ebbe paura del popolo. Pertanto ubbidì alla voce del popolo compiacendolo, ma fu rigettato da Dio. Nell’epistola ai Romani l’apostolo scrive:

“Non sapete voi che a chiunque vi offrite come servi per ubbidirgli, siete servi di colui al quale ubbidite, o del peccato per la morte, o dell’ubbidienza per la giustizia?” (Rom.6:16).

A chi o a cosa ubbidiamo quello è dunque il nostro signore. Se ubbidiamo a Dio, abbiamo la vita, se serviamo un altro, moriremo.

Il grande filosofo della Bibbia dopo aver indagato su questioni della vita arrivò a questa conclusione:

“Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto dell’uomo” (Ecc.12:13).